Sono passati più di cinquant’anni da Stonewall, quando dalle strade di New York si alzò un grido di gioia cui poi avrebbe fatto eco a Torino il primo movimento italiano di liberazione omosessuale: Fuori!
L’essere gay, da allora in poi, ha rappresentato un modo diverso di godere il bello della vita: essere contento/a e amare le feste; essere contenta/o pur sperimentando che la gioia è precaria. Le persone omosessuali come tutte le persone desiderano gioia.
Godere della compagnia. Essere felice delle cose minime che fanno sorridere, dei piccoli gesti, delle grandi soddisfazioni. Essere uomini e donne felici e desiderare che lo siano anche gli altri, e stupirsi che gli altri non siano contenti. Come un personaggio interpretato da Eduardo De Filippo in una delle sue commedie, cui è dedicata la più recente pillola di Italiano Standard: Oggigiorno – Eduardo.
Il teatro di Eduardo accende ancora un riflettore sugli aspetti tragicomici della condizione umana e interroga sul senso della vita: che cosa ci anima in questo mondo, che cosa ci dà ragione di vita? Sarà il desiderio di amare ed essere amato/a?
Oppure una grande passione: ci dev’essere qualcosa che ispiri sentimenti e interessi forti!? La musica è una tale passione, certamente per Fiorella Mannoia che canta della natura e della bellezza, di “quel che non ha ragione né mai ce l’avrà” come La canzone – Oh che sarà.
Questo post può finire con La parola – Fine, che presenta molte più facce di quanto pare. Vivere e desiderare una vita che non finisce e avere coraggio nonostante finisca e avere fiducia che sia migliore; non sarà forse questo che dà senso a tutto il resto?