Durante il tirocinio in un’agenzia di consulenza burocratica, molti anni fa, ebbi a confrontarmi con un capo che mi rimproverava di avere un approccio filosofante al lavoro.
Troppa filosofia!
mi disse un giorno, così disprezzando la mia inclinazione a prendere sul serio delle questioni di mero principio. Solo con gli anni ho acquisito una competenza un po’ più pratica e orientata al risultato, che credo mi sia servita durante il tirocinio didattico e anche come insegnante di italiano L2.
Ogni insegnante, come ogni altro/a professionista, risponde per sé delle norme d’azione che si impone, pur sempre nel rispetto delle norme universali che disciplinano il comportamento professionale; assolutamente e incondizionatamente, per chi è docente, nel rispetto del(la) discente. Vorrei non avere mai mancato di rispetto a nessuno/a in classe, certo, ma non posso dire se le migliori intenzioni del sottoscritto siano sempre state accolte come tali da tutta la classe in tutte le classi.
Docenti e discenti possono essere di generazioni diverse, avere mentalità differenti e abitudini varie; nel caso della classe di lingua seconda o straniera, di più, possono esserci lacune linguistiche e pragmatiche incolmabili secondo competenze necessariamente asimmetriche, il che non aiuta. Noi insegnanti inoltre tendiamo ad abusare di un modo verbale che non trova sempre uno spazio di riflessione linguistica: l’imperativo.
Con la più recente delle Pillole di Italiano Standard – Il punto – Imperativo – ho inteso colmare una lacuna nella mia offerta di podcast grammaticali. Come sempre, non si tratta del punto definitivo sull’argomento, non potendo esaurirsi nel giro di pochi minuti; solo il mio contributo in vista di una maggiore consapevolezza dei modi verbali di uso più frequente.
Ispirato dal rapporto docente-discente, ho fatto esplicito riferimento a Virgilio-Dante nella pillola di musica che cita un verso della Divina Commedia finito negli annali del pop-rap italiano: da scoprire sotto il titolo La canzone – Dante Rap (Serenata rap di Jovanotti) è la più recente delle pillole musicali, uscita nell’anniversario della morte di Dante. (Poiché la data di nascita del sommo poeta è persino più incerta, ho preferito ricordarlo nel presunto giorno di decesso.)
Strettamente legato con un problema (imperativo?) morale è anche il concetto del merito. Sulla base di un principio etico, si ritiene che le azioni buone e giuste debbano ricevere universale apprezzamento: c’è merito per ciò che si è fatto bene (e demerito per ciò che si è fatto male). In Italia se ne parla da che ho memoria, sempre in termini di meritocrazia, come alternativa ai favoritismi che premiano alcuni/e a scapito di altri/e. Io ne parlo nella più recente delle Pillole di vocabolario, La parola – Merito.
Per finire, e tornare ancora sul merito, con un po’ di musica, una citazione da Compagni di scuola del cantautore Antonello Venditti:
E la Divina Commedia,
sempre più commedia
al punto che ancora oggi io non so
se Dante era un uomo libero,
un fallito o un servo di partito.
Se non altro, fu un grande poeta.